La buona madre

di Carlo Goldoni – Debutto 2008

Rappresentata l’ultima sera del carnevale del 1761, pur senza sottrarsi all’esaltazione di una bonaria e allegra venezianità, la commedia evidenzia, con spiccata originalità rispetto ai collaudati canoni interpretativi goldoniani, l’audacia sperimentale di un copione improntato su un crudo realismo, privo di netti confini morali. La protagonista incarna la figura di una madre che, con la perdita del marito, ha irrimediabilmente perso una condizione di discreta agiatezza e, incupita dalle pene del vivere, si ritrova a esercitare il governo domestico con cecità pedagogica e comportamenti di calcolato cinismo. Nicoletto, succube della “buona madre”, con i suoi goffi e ridicoli tentativi di emanciparsi, si dibatte nella rete di intrighi che le donne gli tessono attorno, come ragni con una mosca: cerca l’amore ma sua madre ha già deciso a chi sposarlo, tenta di catturare la benevolenza della giovane Daniela, ma nei progetti della madre di lei c’è un matrimonio ricco.

Tutta la commedia è giocata all’interno di un mondo completamente femminile fatto di attività domestiche (stirare, lavare per terra), vezzosità muliebri (scegliere le stoffe) e chiacchierate complici in cui si sparla di tutti e si tessono trame. In questa dimensione l’uomo non riesce ad imporsi e finisce per subire o, utilizzando il proprio agio economico come strumento con cui porsi al riparo di altre non meno angoscianti forme di “indigenza”, si dispone a mo’ di cornice alla miserevolezza del quadro complessivo. Pur ambientata interamente in angusti interni, la commedia, interamente scritta in dialetto veneziano, richiama continuamente in scena gli esterni della realtà cittadina finendo per riprodurne uno specchio di alcuni vizi e virtù del quotidiano settecentesco. Il testo, di grande spessore e attualità, il cui valore artistico è stato a lungo sottratto dalla critica, non mancherà di far ridere ma anche riflettere sia i genitori che i figli di oggi.

«Io ho sempre compatito, e compianto la gioventù mal condotta dall’inclinazione, o dal mal esempio […]. Non ho mai però compatito, anzi ho sempre detestato, e aborrito i genitori disattenti verso de’ loro figliuoli, e specialmente le madri che per soverchio amore tradiscono la loro prole…».
Carlo Goldoni

Finalista al 26° Festival Nazionale “Maschera d’Oro” (VI) in cui vince il 1° premio “Migliore attrice caratterista” (8 febbraio 2014)

“Tre vedove in campiello che guerra!”, Il Giornale di Vicenza – Lunedì 10 febbraio 2014